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Base militare USA a Vicenza. “Lo Strappo”: Consultazione Popolare sulla nuova base SETAF di Vicenza.
Di Filippo Magnaguagno.

Vicenza, da ormai 2 anni, è abituata ad ospitare momenti storici di portata notevole: essere destinata ad ospitare la più grande forza d’attacco USA per proiezioni in medio-oriente, far nascere un movimento di resistenza nonviolento trasversale e innovativo, difendere a oltranza una delle falde acquifere più importanti del mondo etc…

Il 5 ottobre scorso ha persino deciso di entrare nella storia per essere una città europea, storicamente più amica dei militari, che decide su un nuovo insediamento USA sul suo territorio: questo è un fatto inedito. In due anni di tempo, un movimento multicolore e trasversale è riuscito ad insinuare dei dubbi nella popolazione, dubbi che, molto spesso, sono meglio delle stesse certezze.

La somma di questi dubbi si è quindi trasformata nella certezza che qualcosa di estremamente importante stava accadendo e che nessuno ne era stato messo al corrente, da qui la necessità di esprimersi con un voto.

Nell’aprile scorso è stato eletto un sindaco che aveva promesso di far esprimere la città. Questo sindaco e la sua giunta hanno mantenuto la promessa sotto un fuoco incrociato che andava dai banchi dell’opposizione in consiglio comunale passando per quello provinciale, regionale e su, fino al governo, mostrando un coraggio e una coerenza senza precedenti.

E’ bene ricordare l’iter che ha portato a questo risultato:

1- Ottobre 2006 primo tentativo di referendum (“Coordinamento dei Comitati”): il quesito è del tipo “volete la base USA?”: quesito bocciato 3 a 2 dagli esperti preposti alla valutazione.
2- Maggio 2007 secondo tentativo di referendum (Comitato “+Democrazia”): il quesito diventa del tipo: “credete che l’ambiente circostante sia compatibile con questa costruzione?”: quesito nuovamente bocciato 3 a 2 dagli esperti preposti alla valutazione.
3- Maggio 2008: proposta di delibera consigliare popolare (Comitato “Deliberamente”), la proposta diventa: “acquisire l’area tramite sdemanializzazione e destinarla a usi collettivi e civili”: iter concluso felicemente, la proposta entra nell’ODG del Consiglio Comunale.

E’ da quest’ultimo passo che nasce il quesito della consultazione (non referendum) dell’Ottobre 2008: l’iter fa notare come una grandissima fetta di società civile che, progressivamente, avverte la necessità di partecipazione, si organizza , “compone” il quesito e interagisce con la parte istituzionale per la sua realizzazione.

Nel frattempo anche i nostri avversari si organizzano e ricorrono al TAR veneto insinuando l’illegittimità di quella consultazione sulla base della irrealizzabilità dell’oggetto e conseguente sperpero di denaro pubblico. La risposta del TAR è molto semplice: «…inaccoglibile (il ricorso) sotto il profilo dell’assenza di danno, trattandosi di una consultazione a scopo esplorativo, al fine di svolgere un sondaggio tra la popolazione (…) il quesito proposto verte su un’eventuale iniziativa da parte del consiglio comunale, sul cui esito non vi è alcuna certezza».

A questo punto la consultazione prosegue e vengono inviate le lettere con la scheda per votare a circa 84.000 elettori, domenica 5 ottobre dalle ore 8.00 alle ore 21.00 ci si potrà recare ai centri di raccolta per depositare il proprio voto. Ecco il quesito:
“L'Amministrazione Comunale propone di avviare un procedimento per acquisire dal Demanio l'area del Dal Molin e destinarla ad usi collettivi. Chi vota SI è favorevole alla proposta dell'Amministrazione. Chi vota NO è contrario”. Testo del quesito: “É lei favorevole alla adozione da parte del Consiglio comunale di Vicenza, nella sua funzione di organo di indirizzo politico amministrativo, di una deliberazione per l'avvio del procedimento di acquisizione al patrimonio comunale, previa sdemanializzazione, dell'area aeroportuale «Dal Molin» - ove è prevista la realizzazione di una base militare statunitense - da destinare ad usi di interesse collettivo salvaguardando l'integrità ambientale del sito?”

Forti del solo fatto di avere il governo dalla loro, i nostri avversari ricorrono al consiglio di stato, il quale blocca la Consultazione. Ecco i passi fondamentali (con mio commento):
Il Consiglio di Stato (1° ottobre 2008):
AFFERMA (1)- "Si tratta di una delibera illegittima nella misura in cui ha per oggetto un auspicio irrealizzabile - quale quello dell'acquisizione della zona aeroportuale - sul quale si sono pronunciate sfavorevolmente le autorità competenti".

COMMENTO: questo governo ha dichiarato l'area non sdemanializzabile e non cedibile, ma un altro governo (un domani) potrebbe dire il contrario, potrebbe accadere qualsiasi altro avvenimento tale da far sì che l'area venga resa disponibile. In tal caso sarebbe chiara la volontà della popolazione vicentina di acquisire o meno l'area.

AFFERMA (2)- "La sdemanializzazione dell'area non è possibile. La consultazione stessa appare comunque inutile laddove si volesse darle una connotazione di tipo patrimoniale. Non occorrono infatti sondaggi per accertare il fatto che i cittadini sono favorevoli ad aumentare il patrimonio del comune in cui vivono. Sarebbe come chiedere loro se sono favorevoli ad aumentare il loro patrimonio personale".

COMMENTO: La cosa più probabile è che per aumentare questo patrimonio sarebbe necessaria una spesa: non è scontato che tutti i cittadini sarebbero d'accordo, comunque non è scontato che tutti i cittadini siano interessati all'oggetto.

In meno di 2 giorni, quindi, il movimento vicentino organizza una consultazione auto-gestita, il comune esce di scena rischiando, altrimenti, il commissariamento.
Viene quindi prodotto un regolamento, vengono designati dei Garanti della procedura, l’assegnazione dei presidenti e degli scrutatori dei centri di raccolta, la modalità e luogo dello spoglio (Casa per la Pace) e il Media Centre (P.zza Castello).

Il risultato (considerato l’accanimento istituzionale nei confronti della giunta e del movimento) è notevole: il 28,56% del corpo elettorale (24.094 voti) si reca a votare e vota “Sì” al 95% (23.050 voti). Più della metà degli elettori del sindaco al ballottaggio della scorsa primavera; se teniamo conto dei referendum effettuati a Vicenza (eccetto quelli costituzionali e quello del 2000) è la più alta affluenza di sempre. Il risultato indica che la città comincia a mettere in dubbio la presenza stessa dei militari USA sul suo territorio, quantomeno vuole cominciare a conoscerne i dettagli: perché sono lì, che scopi hanno, che impatto producono sul territorio etc…

Perché “Lo Strappo”?

Se i militari confermeranno la loro volontà nell’avviare l’opera di costruzione determineranno un precedente notevole: è come se dopo 60 anni di amicizia un amico facesse un brutto sgarbo all’altro, uno “Strappo” all’amicizia.
Le oceaniche manifestazioni di piazza, le battaglie legali, il materiale informativo prodotto e la votazione non fanno che rafforzare nella gente il pensiero che “qualcosa non va”:

• Perché proprio qui? (Wimby: Why In My BackYard?)
• Perché due anni fa si diceva che sarebbe stato solo un grande guadagno e ora si parla di “compensazione”? (la famosa tangenziale di cui non esistono i fondi per costruirla?)
• Per quale motivo costruire un’opera tanto invasiva e impattante sulla falda acquifera?
• Perché non si sa ancora chi pagherebbe il potenziamento dei sottoservizi necessari alla base valutati nell’ordine di 11 milioni di euro?
• Perché si dice che la base USA serve alla “difesa nazionale”? Se lo è perché non viene motivato e spiegato? (a proposito: quale “nazione”?)
• Perché il TAR blocca quest’opera in nome di regole e procedure non applicate o aggirate? Se l’opera fosse di difesa nazionale bisognerebbe avere la responsabilità e la coerenza di dire che per esigenze superiori di sicurezza nazionale si opererà in deroga a qualsiasi regola o procedura. Ma questa coerenza (che strano) non la trova nessuno, nessuno fornisce motivazioni che costituiscano un nesso tra la base e la difesa nazionale.

Allo stato attuale, le uniche motivazioni addotte sono state (in modo molto succinto):

1- Ci rimette lo stato in termini di immagine.
2- Dobbiamo onorare accordi segreti mai passati al vaglio del parlamento, in odore di palese o intrinseca incostituzionalità, firmati 60 anni fa sulla scia della seconda guerra mondiale e alle porte della guerra fredda.

Francamente ci sembra un po’ poco…
Vicenza, 17 ottobre 2008.

Filippo Magnaguagno (335 72 660 97;
pippomagna@lillinet.org) – ReteLilliput Nodo di Vicenza.