Il progetto dello “Scudo Spaziale”, fortemente voluto dall’amministrazione Bush, prevede l’installazione di un radar in Repubblica Ceca e di missili intercettori in Polonia.
Presentato come un sistema difensivo per l’intercettazione in volo di missili balistici lanciati verso l’Europa e gli USA da parte di Iran e altri “stati canaglia”, lo scudo spaziale, come risulta anche da documenti ufficiali del Pentagono, in realtà è un sistema di attacco che, qualora fosse realizzato, garantirebbe agli Stati Uniti il dominio globale a salvaguardia dei loro investimenti nel mondo e a garanzia del controllo sulle fonti energetiche più importanti del pianeta.
Ma il primo e, forse, l’autentico obiettivo dello scudo spaziale è quello di isolare la Russia, contrapponendola all’Europa, con la quale negli ultimi anni ha stretto fitte relazioni commerciali. La realizzazione dello scudo a ridosso delle frontiere russe è una provocazione che ha lo scopo di suscitare la reazione di Mosca e la rottura delle sue relazioni con l’Europa. Ha già prodotto il rilancio della corsa agli armamenti e l’inizio di una nuova Guerra Fredda, le cui conseguenze potrebbero essere disastrose. Ma non solo: c’è anche il rischio che provochi una crisi economica ancora più profonda di quella attuale, che si verificherebbe se venissero a mancare il gas e il petrolio che l’Europa acquista proprio dalla Russia. È per queste ragioni che il progetto statunitense ha provocato le reazioni negative di molti paesi europei; persino Berlusconi e Sarkozy, che certo non sono dei pacifisti, hanno espresso serie riserve sull’opportunità di realizzare lo scudo spaziale.
Le recenti dichiarazioni distensive del Presidente Obama e la possibilità che i russi sospendano l’installazione di missili tattici del tipo ‘Iskander’ nella propria enclave di Kaliningrad hanno attenuato le tensioni, ma questi fatti, benché incoraggianti, non garantiscono ancora la rinuncia a questo pericoloso progetto.
Non sono stati interpellati al riguardo né la Commissione Europea, né il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea, né il Parlamento Europeo, né gli alleati della Nato. Il progetto dello Scudo Spaziale si regge unicamente sugli accordi bilaterali con Repubblica Ceca e Polonia, i cui governi agiscono da “cavalli di Troia” statunitensi all’interno dell’EU, senza curarsi della volontà dei cittadini (in Repubblica Ceca il 70% della popolazione rimane contrario all’installazione della base radar). Non a caso dopo il crollo del muro di Berlino gli Stati Uniti hanno rapidamente aperto le porte della Nato ai paesi ex-socialisti. In questo modo ne hanno potuto formare le leadership sia militari che politiche, in modo che fossero molto vicine ai loro interessi.
All’inizio del 2009 uno di questi “cavalli di Troia”, la Repubblica Ceca, ha assunto la presidenza dell’Unione Europea; proprio per questo porteremo la protesta in seno al Parlamento Europeo e chiederemo che si esprima su questa fondamentale questione.
Il 18 febbraio a Bruxelles, con una delegazione internazionale di Europe for Peace, i rappresentanti cechi del movimento nonviolento contro le basi e una delegazione di quaranta sindaci cechi che si oppongono alla costruzione del radar, parteciperemo a un incontro con alcuni parlamentari europei sul problema dello Scudo Spaziale.
Simultaneamente si terrà una manifestazione di protesta di fronte al Parlamento Europeo, sostenuta da manifestazioni e presidi che si realizzeranno in molte altre città per chiedere al Parlamento Europeo di opporsi allo scudo spaziale e al rilancio della corsa agli armamenti.
Il 18 febbraio l’Europa si mette in marcia per la pace e la nonviolenza.
Giorgio Schultze
Europe for Peace
10 febbraio 2009